Oltre 600 i flaconi spediti grazie alla collaborazione con Tissuelab. Il direttore generale della struttura sanitaria, Oleg Samchuk: «Il vostro supporto ci permette di continuare a curare i pazienti mentre le ostilità si intensificano e aumenta il numero delle vittime»

Una lettera. Un ringraziamento mai così sentito per avere la possibilità di continuare a curare i pazienti in un territorio che, da febbraio, è messo a dura prova dalla guerra. È quello che il direttore generale dell’ospedale di Leopoli, Oleg Samchuk, ha inviato ad AVIS Nazionale per dire grazie all’associazione dell’ennesima dimostrazione di vicinanza e sostegno all’Ucraina.

Nei giorni scorsi, infatti, in collaborazione con Tissuelab, nell’ambito della raccolta fondi “Donatori per la pace” sono stati inviati alla struttura sanitaria oltre 600 flaconi di albumina. La richiesta era arrivata ad AVIS direttamente dall’ospedale e l’associazione si è subito mobilitata per reperire i farmaci necessari alle terapie per adulti e bambini ricoverati o che arrivano in condizioni di emergenza a Leopoli. Come ha scritto il dottor Samchuk nel suo messaggio, «grazie al vostro sostegno saremo in grado di fornire ai pazienti le cure urgenti necessarie. L’aggressione della Russia ha provocato una serie di conseguenze, tra cui l’interruzione dei rapporti tra il nostro sistema sanitario e le strutture presenti sul territorio. In questo momento di tremendo bisogno è fondamentale per noi continuare a fornire assistenza medica di alta qualità e servizi salvavita».

Albumina spedita a LeopoliLe confezioni di albumina che sono state spedite all’ospedale di Leopoli

«Siamo molto lieti di essere riusciti a compiere un gesto concreto di aiuto come questo – ha commentato il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola – un’ulteriore dimostrazione dello straordinario spirito di solidarietà e cittadinanza attiva che contraddistingue i nostri donatori. Purtroppo, le settimane continuano a trascorrere inesorabili e il conflitto non accenna a fermarsi: tutto questo non fa altro che ripercuotersi sulle persone comuni, spesso malate, che vivono un dramma quotidiano dentro un altro dramma. Ecco perché è nostro dovere, come associazione e come cittadini liberi, non interrompere l’azione di supporto alla popolazione ucraina».