Dono e sessualità, un tema importante sopratutto per i giovani. Non capita sempre che l’Italia sia una pioniera di buone pratiche, ma in queasto campo c’è grande attenzione, oltre a un’organizzazione molto dettagliata che consente a tutti di informarsi nel modo giusto.

Ma quali sono i comportamenti sessuali che compromettono la donazione? Il donatore, o il potenziale donatore, prima di sdraiarsi su lettino deve rispondere a una serie di domande personali (questionario anamnestico) sulle proprie abitudini di vita (rapporti sessuali a rischio, uso di sostanze stupefacenti), e ovviamente i contenuti del processo rientrano nel segreto professionale del personale sanitario.

I test sierologici per i virus dell’epatite B e C, per il virus dell’Aids e per la sifilide, eseguiti in fase precoce di infezione, possono non accertare la presenza dell’agente infettante, quindi è essenziale rispondere a queste domande in modo assolutamente veritiero prima del dono. Una persona sana che ha avuto un partner sessuale occasionale, pur facendo uso del preservativo, non può donare. Devono passare quattro mesi dal rapporto, considerato “a rischio” alla donazione.

Di recente, per integrare ancora l’informazione su questo tema, Avis ha promosso un contest, dal titolo B.E.S.T. Choice 2021rivolto ai giovani per i giovani: perché se è vero che sulle malattie sessualmente trasmissibili persiste parecchia disinformazione, è altrettanto vero, e studi lo dimostrano, che spesso i più disinformati risultano essere i genitori (qui i risultati di un’indagine congiunta del 2018 tra Avis e Istituto superiore di sanità).

Vincitori del contest sono stati gli studenti dell’istituto “Einaudi Scarpa” di Montebelluna (Treviso) con un progetto chiamato “Fallo protetto, salva tre vite”. La rubrica si trova nei canali web: www.bestchoice.it; Facebook: www.facebook.com/bestchoice.ilcontest; Instagram: www.instagram.com/bestchoice.ilcontest.

Quanto conoscete le malattie sessualmente trasmissibili? Quali sono i rischi a cui ci si espone e quali le modalità per prevenirli? Quanto protegge il preservativo? Sono alcune delle domande a cui viene data risposta una volta per tutte.

E per quanto riguarda l’omosessualità?

Nel Belpaese l’omosessualità non è un criterio discriminante per il dono del sangue dal 2001 (ministro della Salute era Umberto Veronesi), quando passò il provvedimento che superava una norma discriminante del 1991 promulgata dal ministro Francesco De Lorenzo. Vale dunque il principio per cui a essere a rischio è il comportamento e non l’orientamento sessuale.

In Francia, soltanto di recente è stata firmata una legge che elimina l’obbligo dei 4 mesi di astinenza sessuale per gli omossessuali desiderosi di donare il sangue (il dispositivo entra in vigore il 16 marzo). In Grecia, invece, i gay che volevano donare sangue dovevano praticare l’astinenza sessuale per almeno 12 mesi, un periodo di tempo che se ammetteva la donazione omossessuale sulla carta di fatto la escludeva nella realtà. Oggi, questa regola non c’è più.

All’inizio di maggio 2020, in seguito dalla presa di coscienza del mondo Lgbt sul tema, è nata nella sezione “Discriminazioni” dell’Enciclopedia libera Wikipedia, la pagina che affronta le “restrizioni nella donazione di sangue per uomini che fanno sesso con uomini” cioè MSM. La pagina spiega che alcune organizzazioni a tutela dei diritti degli omosessuali hanno giudicato la finestra di astinenza di un anno per la donazione come una regola omofobica. Hanno inoltre detto che quella che viene chiamata “sospensione” della donazione diventa in realtà un divieto a donare per la popolazione maschile omosessuale generale, includendo anche coloro che hanno una vita sentimentale stabile e monogama.

(Fonte: Sito Donatori H24)